UNA COMPOSIZIONE COLLETTIVA PER L’INNO DI MAMELI Giacomo Di Tollo

L’Inno di Mameli riassume nel nome di chi ne ha scritto le parole tutt’una parentela risorgimentale, da Michele Novaro a Stefano Canzio, valorosa stirpe di genovesi”. Nella sua prefazione al volume “Chi in sette ti partìo tradì l’idea di Dio” di Francesco Sanvitale, Annita Garibaldi Jallet ben riassume il contesto ed il contributo di quello che, nato come “Canto degli Italiani”, sarebbe diventato “l’Inno di Mameli”, oppure “Fratelli d’Italia”, e che avrebbe accompagnato la nostra nazione durante tutta la sua storia unitaria.

Eppure da un’indagine condotta dall’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, su un campione di 200 persone (tutte italiane), il 94,5 per cento ha dimostrato di essere in grado di riprodurre (magari non proprio in maniera intonata) la musica del nostro inno, mentre soltanto il 73 per cento ha dimostrato di conoscerne le parole. Sorprendente? Direi di no: chi scrive ha iniziato a ripetere lo stesso esperimento su un campione di belgi, con numeri che finora si rivelano disastrosi. Diciamo che, dopo un inizio repubblicano in sordina, dopo l’azione del presidente Ciampi (aiutato da Bruno Vespa), quasi tutti gli italiani conoscono l’inno nazionale, e lo identificano come “Inno di Mameli”. Ma dimostrano di non conoscerne perfettamente le parole, e quasi il 50 percento ne attribuisce la musica a Mameli stesso. Ma la musica invece, è conosciuta quasi da tutti. E se dobbiamo attribuire a qualcuno il merito di questa “statistica”, questo qualcuno non può che essere il compositore dell’inno: Michele Novaro. Genovese e mazziniano come Mameli, fu musicista poliedrico: ottimo cantante, lavorò presso il Teatro Regio di Torino come maestro dei cori. Nel 1847 musicò di getto “Il Canto degli Italiani”, prima di tornare a Genova per aprire una scuola di musica popolare (gratuita) e morire nel 1885 in povertà. La poca fama di cui godette in vita si rileva anche dall’incertezza rispetto all’anno di nascita (1818, 1819, 1822, 1823) che varia a seconda della fonte. Negli ultimi anni è in corso una riscoperta del compositore, grazie anche all’ottima diffusione del “Concorso Michele Novaro”, organizzato dall’associazione Mendelssohn, che ha visto la partecipazione di grandissimi musicisti italiani.

Senza volerci divulgare sulla vita del compositore  vogliamo proporre un’iniziativa per farci affezionare al nostro Michele: Camicia Rossa in collaborazione con l’associazione “Amici Della Musica – Guido Albanese” di Ortona (Chieti), vuole lanciare, da queste pagine, un appello a tutti i musicisti italiani a scrivere una variazione sull’inno musicato da Novaro. Libertà massima è lasciata al compositore, con il solo vincolo dell’organico: la variazione dev’essere per un pianoforte (a due oppure quattro mani). Tutte le variazioni saranno eseguite durante il Music Day, che si tiene ad Ortona il 12 agosto di ogni anno. Si tratterà di un’opera collettiva in continuo divenire, e ci aspettiamo di ricevere variazioni negli anni futuri. Queste variazioni potranno confluire poi in una pubblicazione. Preghiamo i lettori di dare la massima diffusione a questo “appello”. Per qualsiasi informazione, si prega di contattare l’”Associazione Amici Della Musica – Guido Albanese” all’indirizzo amicidellamusicaortona@gmail.com. Come fonte di ispirazione, pubblichiamo in questa pagina quello che sarà il primo brano della raccolta: l’Inno di Novaro nella versione pianistica di Marco Reghezza, vincitore del primo concorso di composizione “Carlo Sanvitale”, che si svolge ad Ortona insieme al Music Day.